Psicologia dello Sport: mens sana in corpore sano
Forse non tutti, al di fuori del mondo dello sport agonistico, sanno che esiste una scienza il cui oggetto di studio è rappresentato dai rapporti fra la personalità dell'essere umano e l'attività fisica, e più specificatamente sportiva, espletata da questo.
La psicologia dello sport fa degli strumenti diagnostici della psicologia clinica il suo impianto tecnico e teorico basilare, ma non può che avere un approccio multidisciplinare, analizzando aspetti sì psicologici ma anche sociali e pedagogici. Nel corso degli anni questa disciplina ha focalizzato la propria attenzione su aspetti della mente dell'atleta quali la concentrazione, l'attenzione, la motivazione ed anche le capacità di gestione degli effetti dell'ansia e dello stress.
Se un secolo fa il praticante di sport era visto dall'esterno come un ammasso di muscoli deputati ad assolvere ad una funzione, quella dell'ottenimento del massimo risultato in quello che, in maniera molto semplicisitca, può essere visto come un gioco, oggi si reputa opportuno, specialmente negli ambiti vicini all'agonismo ed al professionismo, dedicare l'opportuna attenzione alla cura della salute e dell'equilibrio psico-fisico dello sportivo. Si parte dal presupposto che, a parità di preparazione fisica, tra due atleti avrà la meglio quello che non solo è ben conscio delle proprie possibilità di vittoria, ma che è determinato a vincere, quello che può attingere a quel "qualcosa in più".
La determinazione e la motivazione non sono gli unici fattori tenuti in considerazione dal personale che, all'interno di federazioni, enti e palestre, svolgono la loro funzione di psicologi dello sport a fianco degli sportivi. Importante è che chi pratichi attività sportiva a livello agonistico abbia la capacità, come accennato prima, di gestire le proprie ansie, a partire da quella da prestazione, così come di scaricare il proprio stress evitando che questo possa condizionarne la resa.
Quali sono gli strumenti utilizzati dallo psicologo dello sport nell'espletamento delle proprie funzioni? Innanzitutto è necessario che l'atleta, a qualsiasi livello gareggi, si tratti anche di professionisti, tenga sempre a mente che, a prescindere dall'importanza della gara che sta per affrontare, lo sport è pur sempre un'attività finalizzata alla conoscenza di se stessi e del proprio corpo, con una funzione ludica spesso votata alla cooperazione tra più individui al fine di raggiungere un obiettivo comune. Lo sport è la dimostrazione pratica che una lezione morale, di vita, può essere data e ricevuta attraverso l'esempio e le azioni, lasciando le parole, per una volta, in secondo piano.
L'importante è dunque sì partecipare prima ancora di vincere, ma è bene che lo sportivo abbia sempre chiari di fronte a sé i propri obiettivi tanto per quanto riguarda la propria prestazione che per il risultato che intende ottenere da se stesso (goal setting). Maturare un rapporto equilibrato e proficuo tanto con il proprio allenatore che con i propri compagni di squadra, quando non siamo in presenza di sport individuali, è importante tanto quanto la preparazione fisica di ogni singolo atleta. Ed è bene anche che ognuno di questi abbia un buon rapporto con il cibo del quale si nutre e che non accusi disturbi alimentari. L'atleta deve anche saper parlare a se stesso (self-talk o dialogo interno), curare autonomamente la propria autostima e limare quegli angoli della propria personalità che mal si sposano con l'attività sportiva.
Quel che si vuole ottenere con l'affiancamento di personale abilitato alla pratica della psicologia dello sport è dunque un atleta completo, conscio delle proprie possibilità e dei propri limiti, capace di inserirsi nel contesto di una squadra e di rispettare il proprio allenatore, riconoscendone il valore ed il ruolo. Ambizioso ma leale, l'archetipo dello sportivo non può che essere anche la metafora d'un uomo, in generale, migliore.